Isabella d’Este incontra Ludwig van Beethoven.

Accade a Mantova, lungo il Percorso del Principe, in alcuni dei luoghi d’arte più affascinanti della città. Due conferenze-concerto e altrettanti concerti svelano legami inattesi, tra personaggi, epoche e palazzi, riconsegnando a ciascuna sala la sua musica. Si parte dal Tempio di San Sebastiano, con le sue generose risonanze, per scoprirlo teatro naturale per frottole e madrigali. Ci si sposta a Palazzo Te, in Sala dei Cavalli, per immergersi in lettere amorose in musica che dal Rinascimento conducono fino al primo Romanticismo. Si approda, quindi, al Teatro Sociale per immergersi nei 5 Concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven.

Venerdì 15 ottobre 2021
Tempio di San Sebastiano, ore 21

Lucrezia Borgia e Isabella D’Este
La rivalità e il mecenatismo musicale di due grandi dame del Rinascimento
(Roma-Ferrara-Mantova)

Ingresso gratuito
con prenotazione obbligatoria

Patrizia Bovi canto e arpa
Crawford Young liuto e cetra

PROGRAMMA 15 OTTOBRE

M. Cara | Nasce la speme mia – Aria de capitoli
O. Petrucci, Frottole libro nono, Venezia, 1509

H. van Ghiseghem | Amours Amours
Thibaud manuscripts Rés Vmd MS 27 Paris Bibl. Nat.

J. del Encina | Levanta Pasqual
Cancioneiro Musical de Palacio

Queen note / Rostiboly – Strumentale

N. da Padova | Non è tempo di tenere
O. Petrucci, Frottole libro secondo

B. Tromboncino / text L. Ariosto
Queste non son più lagrime
A. Antico- N. Giudici, Canzoni, sonetti, strambotti e frottole Libro IV, Roma 1517

Le Serviteur Hault Gueronnè
Perugia Biblioteca Comunale Augusta

Ahime sospiri
O. Petrucci, Frottole libro sexto

Inhospitas per alpes – Ode
M. Pesenti, O. Petrucci, Frottole libro primo, Venezia 1501

Con l’angelica voce el dolce canto
Sonetto in laude d’un musico / testo di B. Bellincioni su aria per Sonetti
O. Petrucci, Frottole libro tertio, Venezia 1504

Ora mai sono in età
Testo F. Belcari
Cantasi come: Hora mai che fora son, Codice Borromeo

La Spagna – Improvvisazione su il tenore della Spagna

M. Cara | Cantai mentre nel cor
Poi ch’io vedo ahi tristo/Tol in man

B. Tromboncino / testo F. Petrarca | Si è debil filo
O. Petrucci Frottole libro septimo, Venezia 1507

Tandernaken – Danza
Ms. Trento 87

Chi la castra la porcella – Frottola
O. Petrucci, Frottole libro undecimo

Zappay lo campo – strambotto
Montecassino 871

Poi ch’el cielo e la fortuna
O. Petrucci Frottole libro septimo, Venezia 1507

Tientalora
Paris Rès. VM7 676

Josquin Desprez | Scaramella
Firenze B. R. 229

PATRIZIA BOVI

Nata ad Assisi, Patrizia Bovi si è avvicinata precocemente allo studio della musica e ha studiato al conservatorio di Perugia, perfezionandosi in seguito con Sergio Pezzetti.

Si è interessata ben presto della musica medievale e rinascimentale, collaborando con l’Ensemble Alia Musica di Milano e seguendo seminari in Italia e all’estero sulla pratica della vocalità antica.

In quel periodo è stata interprete del repertorio italiano tra Cinque e Seicento, tra cui varie pagine di Monteverdi (Ballo delle Ingrate, Combattimento di Tancredi e Clorinda, ecc.) e alcune opere del primo Seicento (La Dafne di Marco da Gagliano, Euridice di Jacopo Peri e La Morte di Orfeo di Stefano Landi).

Nel 1984 è stata tra i fondatori dell’Ensemble Micrologus.

Dal 1990 fa parte del Quartetto Giovanna Marini, partecipanto a tutte le sue creazioni e tournée. Con lo stesso registra due CD (tra cui “Partenze”, che ricorda i vent’anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini).

Nel 1997 è presente nella creazione “Il Laudario di Cortona” con l’Ensemble Organum diretto da Marcel Perès per la Citè de la Musique a Parigi e inciso per Harmonia Mundi.

Nel 2000 partecipa allo spettacolo di Marco Paolini “I Tigi Canto per Ustica” trasmesso da Rai 2 nel Luglio 2000.

Nel 2002 ha realizzato un progetto discografico con Gilberte Casabianca, cantante della tradizione Corsa: Tracce della tradizione orale, nei manoscritti italiani tra XIV e XV sec.

Con Microlgus ha registrato ad oggi 19 CD pubblicati da Quadrivium, Opus 111, Naive e Zig Zag.

Nel 2005/06 con il maestro Claudio Veneri si esibisce con un programma sui Lieder di W. A. Mozart eseguiti con il fortepiano, secondo la prassi esecutiva del ‘700.

Dopo aver messo a punto un metodo d’insegnamento relativo al canto medievale e in rapporto alla musica tradizionale, sta lavorando, in collaborazione con diverse istituzioni europee, ad un progetto internazionale sull’insegnamento della musica medievale, e viene invitata nelle giurie di prestigiosi concorsi.

Tiene regolarmente seminari e master class in Italia e all’estero.

CRAWFORD YOUNG

Diplomato al conservatorio New England, inizialmente studente di chitarra classica con Robert Paul Sullivan, è stato anche invitato come suonatore di banjo dalla “New York Philarmonic orchestra” e dalla National Symphony Orchestra prima di dedicarsi completamente al liuto.

Ha studiato musica medievale con Thomas Binkley all’Università di Stanford e nel 1978 ha iniziato la sua collaborazione con il gruppo Sequentia in Colonia.

Young ha fondato due dei gruppi più importanti per l’interpretazione della musica antica, Project Ars Nova di Boston e l’ensemble Ferrara di Basilea che sotto la sua direzione entrambi vinsero il diapason d’oro dell’anno e furono finalisti del Gramophone’s Early Music Recording of the Year.
È stato invitato come solista dall’Hesperion XX diretto da Jordi Savall e recentemente ha lavorato in duo con il liutista scomparso prematuramente Karl-Ernst Schroder.

Come ricercatore ha pubblicato nel performer’s Guide to Medieval Music (2000), Basler Jahrbuch fur historische Musikpraxis (1984) e Companion to Medieval and Reinassance Music (1992).

La pubblicazione più recente: Sources of Early Lute Music in Facsimile (2003una collazione dei manoscritti più antichi, pubblicati in collaborazione con Dr. Martin Kirnbauer.

Dal 1982 insegna liuto medievale e prassi esecutiva, alla Schola Cantorum di Basilea.
Ha inoltre insegnato dal 1989 al 1994 liuto al Conservatoire National superieur de Musique di Lione.
Tiene regolarmente corsi nelle principali università europee, del Nord America e in Australia.

L’epoca in cui sono vissute queste due nobildonne – Isabella d’Este marchesa di Mantova, moglie di Francesco Gonzaga, e Lucrezia Borgia che sposò in terze nozze Alfonso d’Este, duca di Ferrara e fratello di Isabella – è caratterizzata da quel complesso fenomeno sociale, economico e culturale detto mecenatismo. A Ferrara e Mantova presso le stanze delle due dame questo si realizzò principalmente per le arti figurative, la poesia e la musica profana, essendo la musica sacra legata alle cappelle musicali e appannaggio dei rispettivi mariti. La vicinanza e la parentela acquisita da Lucrezia con Isabella d’Este a Mantova, creò una forte competizione tra le due donne, soprattutto da parte di Isabella, preoccupata che la bellezza la grazia di Lucrezia, potessero offuscare la sua fama di grande mecenate e musicista. Preoccupazioni realistiche, vista la relazione che poi legò Lucrezia al marito d’Isabella, Francesco Gonzaga.

Isabella d’Este ebbe in gioventù un’educazione di grande impronta culturale, come testimoniano le sue copiose corrispondenze dalla città di Mantova. Radunò intorno a sé artisti e letterati come Ariosto, Boiardo, Bembo, Trissino, Castiglione, Mantegna, Correggio, Perugino, Leonardo, Raffaello. Oltre a nutrire una grande passione per la musica, circondandosi dei più insigni musicisti del tempo, fu lei stessa valente musicista allieva di Angelo Testagrossa per il liuto e per il canto di Johannes Martini. Ebbe al suo servizio compositori come Bartolomeo Tromboncino e Marco Cara. Isabella riteneva gli strumenti a corda superiori ai fiati, che lei associava al vizio e al conflitto; considerava inoltre la poesia incompleta finché non veniva trasposta in musica, famosi i suoi scambi epistolari con noti umanisti del tempo dove chiedeva consiglio per far mettere in musica testi dai musicisti che erano in residenza presso la sua corte. L’organico di base, che formava il gruppo dei musicisti personali di Isabella e di Lucrezia era molto simile: frottolisti, per l’appunto, cantori, suonatori di strumenti a corde e un tamburino; in più Isabella aveva un suonatore di strumenti a tastiera. Un ricco epistolario tra Isabella e Lorenzo da Pavia, iniziato nel 1496, ci illustra le ordinazioni più stravaganti ed esigenti che presentò all’artigiano costruttore di strumenti musicali.

Quando Lucrezia Borgia arrivò a Ferrara nel 1502 si lasciava alle spalle una vita assai tormentata, due matrimoni, il secondo finito a causa dell’uccisione di Alfonso d’Aragona da parte dei sicari di suo fratello Cesare Borgia, e un figlio di due anni che non rivedrà mai più. Questa seconda parte della sua vita, lontana dai biechi giochi dei suoi parenti, la portò ad essere un vitale motore per la vita letteraria, musicale e artistica dell’epoca. A Ferrara diventò un punto di riferimento, amata e rispettata da tutti: la storia d’amore con Pietro Bembo ed il loro epistolario hanno ispirato un capolavoro letterario dell’amor cortese del rinascimento. Bembo scriveva a Lucrezia rivolgendosi a lei come a FF (Felice Ferrarese):

Io parto, o dolcissima vita mia, e pure non parto né partirò mai.

Se allo ‘ncontro voi rimanendo non rimarrete, non voglio dire di voi, ma certo ” O me felice sopra gli altri amanti.”  E quale più dolce miracolo far si può di questo: vivere in altrui e morire in sé? Oimè, come poss io ben giurare che io in voi mi vivo!

In quella corte raffinata al servizio di Alfonso d’Este, agivano, tra gli altri Ludovico Ariosto e Antoine Brumel, maestro di una cappella musicale composta da numerosi cantori e musicisti. Nei documenti di pagamento risultavano inoltre Dioniso da Mantova detto Papino, Paolo Poccino, Madonna Dalida de Puti cantrice e a volte Rizardetto tamborino (flauto e tamburo) che veniva chiesto in prestito al cardinal Ippolito d’Este per praticare le danze. Bartolomeo Tromboncino liutista cantore e compositore, lasciò la corte di Isabella e passò al servizio di Lucrezia intorno al 1510 e per lei scrisse alcune frottole con testo italiano e spagnolo. Lucrezia suonava una piccola arpa ed era stata educata alla musica spagnola e alla danza, inoltre la presenza dei grandi compositori alla corte di Papa Borgia, ma anche di Serafino Aquilano famoso poeta improvvisatore, avevano sicuramente contribuito alla sua formazione artistica. È probabilmente proprio l’Aquilano, il personaggio raffigurato da Pinturicchio nelle stanze Vaticane mentre suona una viola da mano. La fama di Lucrezia come valente danzatrice e donna di grande eleganza e grazia, sarà riportata più volte dalle cronache e negli scambi epistolari dei vari ambasciatori che la incontrarono.

Grazie anche al mecenatismo di Isabella e Lucrezia in quell’epoca si assistette al modificarsi delle forme compositive. Nelle corti italiane del XV secolo si potevano ascoltare contemporaneamente composizioni d’arte, scritte dai maggiori autori e polifonisti fiamminghi attivi alle fastose corti rinascimentali come maestri di cappella – si pensi a Josquin, Obrecht, Isaac – alternate a forme musicali popolaresche e grottesche di sapore più arcaico. Tutto questo fermento porterà alla creazione di un nuovo genere musicale, la frottola, che in realtà non poteva essere considerata una forma omogenea, ma conteneva altre forme musicali tra le quali la barzelletta lo strambotto e l’oda.

La necessità evidenziata da Pietro Bembo di elevare la qualità della lingua volgare e il suo utilizzo, spinse i compositori a mettere in musica forme poetiche più complesse come la canzone e il sonetto che associate ad un ritorno della poesia ispirata a Petrarca, segneranno un ulteriore passaggio nella creazione di un nuovo genere: dalla frottola al madrigale.

Sabato 16 ottobre 2021
Palazzo Te, ore 21

“Alle amate lontane”
Lettere amorose in musica dal Rinascimento al primo Romanticismo

Ingresso gratuito
con prenotazione obbligatoria

Dinko Fabris musicologo
Carlotta Colombo voce
Chiara Granata arpa doppia

Musiche di C. Monteverdi, G. Frescobaldi,
A. Maione, L. Luzzaschi

 

DINKO FABRIS

Dinko Fabris (Bari 1958) è uno dei musicologi italiani più conosciuti a livello internazionale. Dopo gli studi musicali compiuti nei Conservatori di Bari e Verona, la laurea in letteratura umanistica all’Università di Bari e diploma di perfezionamento in musicologia all’Università di Bologna, ha ottenuto il Dottorato in musica (PhD) all’Università di Londra. Dal 1982 ha insegnato storia della musica al Conservatorio di Pesaro e poi di Bari e dal 2013 al 2018 al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, ed è dal 2018 docente di storia della musica all’Università della Basilicata nelle sedi di Matera e Potenza (dove dirige anche la rassegna di lezioni-concerto e Coro “Universa Musica”). È anche Honorary Fellow dell’Università di Melbourne ed External Supervisor nei corsi dottorali DocARTES dell’Università di Leiden, ed è stato visiting professor nelle Università di Melbourne, Lubiana, Tours, Toulouse, Shaanxi Normal University di Xi’an in Cina e a Parigi (Ecole Normale Supèrieure e Ecole Pratique des Hautes Etudes in Sorbonne Université). Selezionato tra i Formatori ANVUR per la valutazione scientifica dei conservatori italiani, ha fatto parte del primo team MusiQuE (Music Quality Enhancement) formato dalla Association Européenne des Conservatoires per la valutazione della ricerca nei conservatori europei e dal 2020 è parte del gruppo di Esperti dell’ANVUR per la valutazione della Ricerca e Terza Missione nell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Dopo avervi rappresentato l’Italia per dieci anni nel Consiglio direttivo, è stato il primo presidente italiano dell’International Musicological Society (2012-2017) di cui è ora Immediate Past President e coordinatore dello Study Group “Mediterranean Music Studies”. È membro dell’Academia Europaea, della commissione musica del Pontificio Consiglio della Cultura e dal 2018 fa parte del consiglio scientifico del Centre des Musiques Arabes et Mediterranéennes di Sidi Bou Said in Tunisia e della Fondazione Levi di Venezia. Fa inoltre parte della Commission Mixte del RISM di Francoforte sul Meno, l’organismo che cataloga tutta le fonti musicali nel mondo. È co-direttore della New Gesualdo Edition che pubblica le opere complete di Gesualdo da Venosa (Bärenreiter Verlag) ed è direttore dell’Istituto Italiano di Studi Gesualdiani. Specialista della storia musicale di Napoli dal XV al XIX secolo ha pubblicato 170 saggi e monografie tra cui Partenope da Sirena a Regina: il mito musicale di Napoli (Cafagna Editore 2015) e Music in seventeenth-century Naples. Francesco Provenzale (Ashgate 2007, prima ristampa: Routledge 2016) e Le memorie dell’Abate Bonifacio Pecorone da Saponara Cantore della Real Cappella di Napoli 1729 (Giuseppe Barile Editore 2017). Fa inoltre parte dei comitati scientifici delle opere di Andrea Gabrieli (Fondazione Cini-Ricordi) e Francesco Cavalli (Bärenreiter) ed è direttore della collana musicologica “Le Vie dei Suoni” per l’editore universitario Cafagna di Barletta. Nel campo della Iconografia musicale, dopo aver collaborato con il RIdIM di New York fin dal 1984, si è dedicato negli ultimi anni al tema Caravaggio e la musica, su cui sta preparando un libro. Ha tenuto centinaia di conferenze e seminari in varie lingue in tutta Italia ed Europa, in varie città dell’Asia, Australia, Stati Uniti e Canada e America Latina. Negli anni 1995-1998 è stato per tre stagioni direttore artistico della Stagione lirica Teatro di tradizione Petruzzelli di Bari e collabora fin dalla fondazione con il complesso specializzato Cappella Neapolitana diretto da Antonio Florio e con il Master di musica antica del Conservatorio di Napoli da lui diretto. È direttore artistico del Festival Duni di Matera, specializzato in musica e opere dell’età barocca, che rappresenta come membro del REMA-Reseau Europèenne des Festivals de Musique Ancienne. Dall’aprile 2020 è Responsabile scientifico del nuovo Dipartimento di Ricerca, Editoria e Comunicazione del Teatro San Carlo di Napoli.

CARLOTTA COLOMBO

Intraprende lo studio del canto fin dalla giovane età di sedici anni e, dopo aver conseguito il Diploma in Canto Lirico presso il Conservatorio di Como, prosegue lo studio nella classe di Alessandra Ruffini, con la quale nel 2018 ottiene il Diploma Accademico di II livello con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore. È inoltre laureata in Filosofia con il massimo dei voti e la lode presso l’Università degli Studi di Milano, con una tesi dal titolo “Il sentimento in musica. Riflessioni sul dibattito a partire dalle teorie di E. Hanslick e S. Langer”. Attualmente approfondisce il repertorio rinascimentale e barocco con Roberto Balconi. Ha partecipato a numerose masterclass di perfezionamento artistico sotto la guida di Emma Kirkby, Evelyn Tubb, Claudio Cavina, Paolo Beschi e Michael Fields. Negli ultimi anni la sua attività concertistica l’ha portata ad esibirsi in numerose manifestazioni musicali in Italia e all’estero come Il Mese della Musica del Duomo di Milano, Sastamala Gregoriana (Finlandia), Bologna Festival, I Pomeriggi Musicali, Klangvokal Musikfestival di Dortmund (Germania), Days of Early Music di Bratislava (Slovacchia), Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival MiTo, Roma Festival Barocco, Festival Printemps des Arts di Montecarlo, Arolser BarockFestspiele (Germania), Festival Urbino Musica Antica, Reate Festival, Musica Sacra Maastricht (Paesi Bassi). Annovera collaborazioni con numerosi ensemble del panorama musicale italiano come La Venexiana – Claudio Cavina, laBarocca – Ruben Jais, Il Canto di Orfeo – Gianluca Capuano, Fantazyas – Roberto Balconi, Concerto Romano – Alessandro Quarta, La divina armonia – Lorenzo Ghielmi, La lira di Orfeo – Raffaele Pe, l’Accademia dell’Annunciata – Riccardo Doni. Ha inciso per le etichette Glossa, Dynamic, Concerto Classics, Da Vinci Classics, Tactus, per la radio RAI e per il progetto didattico Vokalia.

CHIARA GRANATA

Arpista milanese, dopo aver compiuto gli studi tradizionali al Conservatorio G. Verdi di Milano, si è specializzata nell’esecuzione della musica antica su strumenti originali, studiando con M. Galassi, conseguendo il diploma di arpa barocca (2005) e il diploma di arpa a movimento semplice (2012) all’Accademia Internazionale della Musica di Milano, e la laurea con lode al biennio superiore del Conservatorio Dall’Abaco di Verona (2007).

Ha realizzato collaborazioni con diversi gruppi di musica barocca e classica tra cui: la I Turchini, Napoli (dir. A.Florio), La Venexiana, Milano (dir. C.Cavina), Akademie fur Alte Musik, Berlino (dir. R. Jacobs), l’Academia Montis Regalis, Mondovì (dir. A. De Marchi), l’Ensemble Piano&Forte, Milano (dir. A.Frigé), La Concordanza, Milano (dir. I. De Ruvo), l’Ensemble Matheus, Brest (dir. J.C.Spinosi), Los Musicos de su Alteza, Saragoza (dir. L.A.Gonzales), la Capella de Ministrers, Valencia (dir. G.Magraner), Ensemble Costanzo Porta, Cremona (dir. A.Greco), Akademia, Parigi, (dir. F. Lasserre), Trondheim Barokk Norway, Norvegia (dir. M. Wahlberg), Catacoustic, Cincinnati USA (dir. A. Pappano), Collegium 1713, Praga (dir. Vaclav Lucks), Camerata Berna, (Berna, Svizzera).

Ha inciso per Eloquentia, Hyperion, Stradivarius, Dynamic, Glossa, Alpha, Sony, Deutsche Harmonia Mundi, ResonusClassic, Tactus. Eloquentia, K617, Fondazione Giorgio Cini.

Si è esibita in diversi teatri e sale da concerto europee, tra cui le seguenti: Concertghebow (Amsterdam), Cité de la musique e Theatre des Champs-Elysées (Parigi); Staatsoper in Schillertheatre (Berlino), Palazzo Sanssouci(Postdam), Tiroler Landestheater (Innsbruck), Auditorio and Nacional de Mùsica (Madrid), Palau de la Musica (Valencia); Seville Maestranza Theatre (Siviglia), Luxembourg Philharmonie, Le Quartz Theatre (Brest), The Helicon Foundation (New York); Auditorium Parco della Musica, Teatro Olimpico (Roma); Teatro Mercadante and Teatro San Carlo (Napoli), Teatro Verdi (Pisa); Teatro Carignano (Torino), Teatro Bibbiena (Mantova), Teatro Olimpico (Vicenza).

Si è laureata con lode in filosofia all’Università Statale di Milano, con una tesi di estetica musicale seicentesca, insignita del premio universitario “Dal Pra 1997-98” per la ricerca nelle discipline storico filosofiche, ed ha proseguito la propria ricerca nell’ambito dell’estetica musicale e della storia della musica. Tra le pubblicazioni si ricordano: “Le ombre, il chiaro e il distinto: l’esperienza musicale nelle pagine di Descartes”, (“Materiali di Estetica”, maggio 2001), e “La musica e l’esperienza del tempo” (“Nuova Umanità”, gennaio 2006), “La musica e l’angelo. Risonanze nella musica di Monteverdi, Bach, Messiaen” (con T. Handerson, Nuova Umanità, febbraio 2010), ed il libro Sapere è un verbo all’infinito (con A. Granata ed E. Granata, Il Margine 2013).

Ha tenuto i seguenti corsi e seminari sul repertorio barocco: Bari, Conservatorio N. Piccinni, Masterclass, Prassi, Stile e repertorio dell’arpa doppia (2014); Napoli, Conservatorio S. Pietro a Majella, Seminario L’arpa nel periodo barocco. (2010) Adria, Conservatorio G. Buzzolla, Biennio Superiore, Corso di arpa barocca (repertorio e basso continuo) (2005); Milano, Conservatorio G. Verdi, seminario L’arpa tra Rinascimento e Barocco (2003).

Insegna arpa barocca al conservatorio L. Marenzio, Brescia.

Nel 1816 Ludwig van Beethoven compose un ciclo di Lieder intitolandolo “An die ferne Geliebte” (All’amata lontana) su versi di un medico-poeta dilettante, Alois Isidor Jeitteles. Beethoven aveva già manifestato più volte la sua ispirazione artistica per il tema della donna lontana e irraggiungibile: nelle famose tre lettere “All’amata immortale” del 1812 e prima ancora nella lirica giovanile Adelaide del 1795. Secondo gli storici della musica si tratterebbe del primo ciclo di “canzoni” (Lieder) di un grande compositore europeo, anche se la volontà di Beethoven sembra piuttosto quella della struttura ad anello (Liederkreis), in cui il tema iniziale è usato per la conclusione di tutto.

I brani furono pubblicati a Vienna come op. 98 e dedicati al mecenate von Lobkowitz, già dedicatario di varie sinfonie e quartetti beethoveniani. Beethoven aveva già manifestato più volte la sua ispirazione artistica per il tema della donna lontana e irraggiungibile: nelle famose tre lettere “All’amata immortale” del 1812 e prima ancora nella lirica giovanile Adelaide del 1795.

Ma si tratta di una tematica ricorrente in tutta la poesia per musica europea, dai Trovatori alle canzoni del nostro tempo, che ebbe una particolare fioritura durante il secolo del madrigale italiano, tra Rinascimento e Barocco. Il madrigale rinascimentale è la forma di musica che più si avvicina al Lied romantico, con la musica non strofica ma composta appositamente su ogni parola per evidenziarne il significato.

Come in Beethoven, accanto alle melodie che parlano di amori lontani e impossibili, dal tardo Quattrocento al pieno Settecento cantatrici e compositori o i loro committenti, nobildonne o gentiluomini, affidano alla forma scritta della lettera lo sfogo più intimo della disperazione per amori impossibili: da Lucrezia a Isabella, da Laura e Giacques alle intense corrispondenze, platoniche o reali dei personaggi della matura età barocca.

Con i lamenti e le “lettere amorose” di Claudio Monteverdi e dei suoi contemporanei i due livelli si mescolano fino a confluire in un’unica straordinaria situazione artistica dove le ferite d’amore sono lenite dalla stessa musica che le racconta, due secoli prima di Beethoven che persegue forse la stessa autoterapia.

E così il cerchio anulare dell’amata lontana in questo ciclo di concerti trova il suo compimento.

Domenica 17 ottobre 2021
Teatro Sociale, ore 21

“I 5 Concerti per pianoforte e orchestra di L. van Beethoven”

Ingresso a pagamento con prenotazione obbligatoria

Alexander Lonquich pianoforte e direzione
Orchestra da Camera di Mantova

PROGRAMMA 17 OTTOBRE

Ore 17.30

Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op. 19

Concerto n. 1 in do maggiore op. 15 

Concerto n. 3 in do minore op. 37

 

Ore 21.00

Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58

Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore op. 73 “Imperatore”

ALEXANDER LONQUICH

Nato a Trier, in Germania, si è imposto sulla scena musicale internazionale quando, nel 1977, ha vinto il Concorso Casagrande di Terni. Da lì è iniziata una fortunata carriera che tuttora lo vede esibirsi nei principali centri musicali in Europa, Giappone e Stati Uniti.
Ha poi collaborato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger, Marc Minkowski. Fra le sue varie collaborazioni spicca il nome di Sándor Végh e della sua Camerata Salzburg, complesso con il quale Lonquich continua ad esibirsi regolarmente nella duplice veste di direttore e solista. Un ruolo, quest’ultimo, che lo ha già visto impegnato con la Royal Philharmonic, la Deutsche Kammerphilarmonie, la Mahler Chamber, la Filarmonica della Scala e l’Orchestra da Camera di Mantova.
Già “Artist in Residence” presso la NDR Elbphilharmonie Orchester, dal 2011 collabora come direttore-solista con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dal 2014 è direttore principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza.
La musica da camera riveste, inoltre, un ruolo fondamentale nella sua attività, e in questo ambito Alexander Lonquich ha avuto modo di collaborare con artisti del calibro di Nicolas Altstaedt, Vilde Frang, Joshua Bell, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Carolin Widmann, Jörg Widmann, Heinz Holliger, Frank Peter Zimmermann.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale quali il “Diapason d’Or”, il “Premio Abbiati” (come miglior solista del 2016) e il “Premio Edison” in Olanda.
Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si è esibito in Italia, Austria, Svizzera, Germania, Norvegia e USA. Ai numerosi impegni concertistici, Alexander Lonquich, inoltre, ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti ed Australia. Ha collaborato inoltre con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia.
Nel 2013 ha creato nella propria abitazione fiorentina, assieme alla moglie Cristina, Kantoratelier, un piccolo spazio teatrale dove le materie a lui care – psicologia, musica e teatro – vengono approfondite grazie a laboratori, seminari e concerti.

ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA

Violini I – Carlo Fabiano*, Filippo Lama*, Grazia Serradimigni, Stefano Biguzzi, Luca Braga, Aldo Campagnari, Mirei Yamada, Anna Chulkina

Violini  II – Pierantonio Cazzulani*, Chiara Spagnolo, Agnese Tasso, Nicola Bignami, Gian Maria Lodigiani, Eugjen Gargjola, Sara Pastine

Viole – Klaus Manfrini*, Laura Riccardi, Jessica Orlandi, Vincenzo Starace, Francesca Piccioni

Violoncelli – Stefano Guarino*, Paolo Perucchetti*, Gregorio Buti, Irene Zatta

Contrabbassi – Francesco Platoni*, Michele Maulucci, Pamela Massa

Flauti – Irena Kavcic*, Alessia Dall’Asta

Oboi – Francesco Pomarico*, Fabio Rizzi

Clarinetti – Massimiliano Miani*, Miriam Caldarini

Fagotti – Andrea Bressan*, Carmen Maccarini

Corni – Stefano Rossi*, Edward Deskur

Trombe – Ivano Buat*, Marco Rigoletti

Timpani – Danilo Grassi*

* Prima parte

 

Questo ciclo d’ascolti – che invita a muovere fisicamente lungo il Percorso del Principe affrontando un viaggio nel tempo, dall’epoca di Isabella d’Este al primo ottocento – trova il suo approdo in una delle massime espressioni del genio beethoveniano: i 5 Concerti per pianoforte e orchestra.

Con una titanica impresa esecutiva, il solista e direttore Alexander Lonquich e l’Orchestra da Camera di Mantova ne propongono, in una sola giornata, l’integrale. L’impegno straordinario richiesto agli interpreti determina soltanto una suddivisione in due momenti peraltro ravvicinati: i primi tre concerti da un lato, e gli ultimi due dall’altro in una successione che non rispetta quella numerica ma piuttosto, alla luce delle conoscenze attuali, quella cronologica.

Se è vero che la figura di Beethoven è centrale nella storia della musica e della società, per i suoi simbolici valori di libertà espressiva e di progresso, questo programma ne testimonia ancora una volta l’attualità, in una spettacolare fusione di pensiero e sentimento e in una ideale celebrazione della bellezza spirituale che guarda al bene comune.